Ancora! Ma che cavolo è ‘sta resilienza?

Vocabolo quanto mai di moda, quindi anch’io cedo alla tentazione di utilizzarlo.

Evidentemente sono poco… resiliente!

Resilienza:

– 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.

In poche parole, è la capacità di non cadere a pezzi, di resistere agli urti della vita.

Oltre ad essere una qualità assai utile nella conduzione generale dell’esistenza, è un requisito essenziale di chi vuole investire i suoi soldi in modo corretto.

Infatti, una volta impostato un PROGETTO coerente con gli obiettivi di vita, il buon investitore, magari affiancato da un buon consulente, traduce tutto ciò in pratica con un programma ed una serie di azioni (acquisti, vendite, ecc) .

Fin qui è tutto molto bello!

Sennonché capita, spesso, nella vita del buon investitore, che tutti questi buoni propositi siano messi a dura prova da qualche funesto movimento dei mercati, come quelli verificatisi in coincidenza dello scoppio dell’epidemia di Covid 19, o nella Grande Crisi del 2008/2009.

L’S&P 500, indice della borsa americana, dall’ottobre 2007 al marzo 2009 perde oltre il 50%, passando da circa 1.500 a 670. 100 Dollari investiti sarebbero diventati 45 in pochi mesi!

A quel punto ogni certezza vacilla. E’ umano!

Ci sono dei momenti in cui, infatti, in piena buona fede, il povero risparmiatore, assediato da notizie raccapriccianti, si domanda se non sarebbe il caso di modificarlo quel PROGETTO a 20 anni che ha concordato 2 mesi fa col suo consulente.

E’ qui che deve entrare in azione la RESILIENZA!

S&P500 dal marzo 2009 a oggi. Poi è andata benino… finora! In 11 anni i 45 Dollari sarebbero diventati oggi 210

Ovvero la capacità di non farsi spezzare dalle circostanze, di mantenere fede al PROGETTO, che può e DEVE mutare nel TEMPO, ma solo in conseguenza delle mutate condizioni della VITA dell’investitore, non del mercato!

Questo ovviamente vale anche, al contrario, per mercati favorevoli.

In ottica MIFID (normativa europea che ha come obiettivo la protezione del risparmio) l’investitore si deve collocare in una categoria, in base al maggiore o minore rischio cui si vuole esporre, prima di procedere all’investimento, che deve contenere prodotti coerenti col profilo scaturito dal questionario apposito.

Questo proprio al fine di evitare che il risparmiatore si faccia trascinare dai mutevoli umori dei mercati e, per fare un esempio, sull’entusiasmo per un periodo di corsi borsistici favorevoli, si trasformi da “prudente” ad “aggressivo”, aumentando magari oltremodo la componente di investimenti azionari.

Al di là delle categorizzazioni un po’ burocratiche del profilo MIFID, è comunque sempre consigliabile mutare la propria “propensione al rischio” solo in presenza di un mutamento delle proprie esigenze e finalità esistenziali.

Ad esempio, l’avvicinamento all’età della pensione porta con sé una minore esposizione a rischi che possano intaccare sensibilmente il portafogli accumulato.

La prospettiva di una spesa imprevista, magari non immediata, ma certa, comporta hic et nunc un abbattimento drastico del rischio di portafoglio, senza tenere nel minimo conto se ora la Borsa è alta, bassa, ecc.

Ma si possono fare tanti esempi, magari meno intuitivi.

Un cambio nella professione, poniamo per passare ad un settore legato al mondo della finanza (ad esempio diventare un Consulente Finanziario), impone una minor esposizione a strumenti finanziari aggressivi (anche se si direbbe il contrario), poiché in caso di crisi dei mercati si rischierebbe di trovarsi con un reddito da lavoro inevitabilmente ridotto e con riserve (dalle quali si dovrebbe poter attingere) severamente intaccate dal calo delle Borse.

Per lo stesso principio, è da evitare l’esposizione eccessiva su azioni della società per la quale si lavora come dipendenti o manager. E’ vero che nessuno conosce un’azienda come chi ci lavora dentro, però in caso di imprevisti (fallimenti, ecc.) è bene tenere i propri risparmi il più possibile fuori dai guai!

Come si vede sono tutti esempi di accadimenti inerenti la vita personale o professionale del soggetto, non i grafici di Wall Street!

Un conto è infatti costruire un portafogli FLESSIBILE, in grado di “cambiare pelle” senza comportare eccessivi oneri in termini di costi, spese, vincoli, ecc.

Altro conto è essere RESILIENTI, ovvero determinati nel portare avanti il proprio progetto finanziario e di vita.

La flessibilità è una caratteristica dell’investimento da concordare col proprio referente-consulente e comporta aspetti tecnici e amministrativi.

La RESILIENZA è una qualità da richiedere soprattutto a sé stessi.