Avremo ancora i soldi e le banche tra qualche decennio?
Chi lo sa? Molte delle recenti evoluzioni del sistema finanziario sembrerebbero mettere in dubbio le fondamenta stesse del nostro consolidato rapporto col denaro.
Partiamo dall’inizio: fino a tutti gli anni ’80, la prassi nei rapporti che il cittadino aveva con la banca era quella di andare periodicamente in filiale a depositare e a prelevare i soldi dal conto corrente.
La stragrande maggioranza delle transazioni commerciali si svolgevano in contanti (rarissime le carte di credito).
La banca, per il privato cittadino, svolgeva, già da molti anni, il ruolo di garante di quanto depositato, evitandogli di tenere soldi in casa, e di erogatore di credito (mutui) in caso di bisogno.
Un sofisticato sistema di pesi e contrappesi consentiva e ancora consente alla banca di fare da MOLTIPLICATORE di moneta.
Infatti solo una piccola parte dei soldi depositati vengono richiesti indietro a breve termine, quindi gli altri possono essere in parte utilizzati dalla banca per fare credito, lucrando un tasso di interesse.
Per una banca che aveva 10.000 euro di depositi, é sufficiente avere a disposizione contanti per 6/700 Euro per fare fronte alle esigenze di cassa. Il resto dei soldi, e spesso molti di più, possono essere prestati, accreditando cifre sui conti di chi ne aveva bisogno.
Una banca con 10.000 euro di depositi, può fare prestiti, diciamo per 100.000, contando sul fatto che difficilmente tutti coloro che vantano una pretesa verso la banca si presentino contemporaneamente per riscuotere i relativi contanti.
A meno che…
A meno che non si sparga la notizia che la banca ha esagerato con questo giochino, che è noto come EFFETTO LEVA. Alché tutti corrono agli sportelli per riavere ciò che è loro e la banca entra in grande difficoltà.
Ma in tempi normali, ciò non accade. Chi deve vigilare, vigila sul fatto che nessuno esageri e la banca svolge, appunto, il ruolo di ente di trasmissione dei soldi da chi ne ha in eccesso a chi ne ha bisogno, guadagnandoci un tasso di interesse, o spread.
Tutto questo fino ad oggi, tra alti e bassi, ha funzionato discretamente bene.
L’intera civiltà occidentale è fondata sul buon funzionamento del sistema creditizio.
Ma probabilmente si sta aprendo una nuova fase, dagli esiti incerti.
La progressiva digitalizzazione della finanza e delle transazioni ha spinto verso il basso i costi che le banche tradizionali possono pretendere per i loro servizi.
I tassi di interessi sempre più vicini allo ZERO non consentono più agli istituti di fare grandi guadagni dai prestiti concessi. Inoltre si stanno facendo strada nuovi meccanismi di credito extra-bancario, ideati proprio per bypassare l’intermediazione bancaria e fondati sul principio del Crowdfunding.
Infine l’eliminazione graduale ma inesorabile del contante a favore della moneta virtuale toglierà alla banca anche l’ultimo (e primario) ruolo che si era ritagliata, ovvero quello di custode e certificatore della ricchezza del comune cittadino.
Ne parla diffusamente il numero dell’Economist dell’8/5/2021.
La Rete ha dato un contributo decisivo a questa ultima decisiva trasformazione, grazie alla rapida diffusione delle cosiddette Criptovalute, principalmente il Bitcoin, che attraverso un sistema di validazione delle operazioni decentrato, puntano a creare un vero e proprio sistema monetario alternativo e sovranazionale.
I governi nazionali, quindi, si sono trovati negli ultimi tempi a dover rincorrere queste innovazioni con lo scopo di non perdere il controllo sull’emissione e la quantità di moneta in circolazione.
Stanno nascendo quindi precipitosamente i prototipi delle cosiddette Valute Digitali.
Oltre 50 tra le più eminenti autorità monetarie del Globo stanno esplorando questa nuova strada.
Le Bahamas hanno emesso valuta virtuale.
La Cina sta testando su 500.000 persone il prototipo di “e-yuan”.
Se tutto va secondo i programmi, nel 2025 avremo l’Euro “Virtuale”.
Si tratta in sostanza della possibilità, vigilata dalle banche centrali, di scambiarsi valuta in maniera virtuale cioè tramite un’App o persino (chissà) col pensiero , con un enorme risparmio di risorse (l’Economist stima 350$ annui per ogni persona vivente) e tempo.
Le banche “commerciali” , a meno di sorprese, saranno completamente tagliate fuori da questo circuito. Molti pensano che il numero delle banche si ridurrà drasticamente, fino, forse a scomparire del tutto.
“Nobody likes Banks” scrive l’Economist. In effetti è vero. Finora hanno fatto poco per rendersi simpatiche!
Potremmo però accorgerci, prima di quanto pensiamo, che il Mondo Nuovo senza banche non porta con se solo vantaggi.
L’utilizzo del contante e una vasta rete di istituti in concorrenza vigilata tra loro creano un sistema nel quale ancora oggi è difficile tracciare al 100% cosa entra e cosa esce dalle mie tasche, da che direzione arriva e che direzione prende.
Un sistema di valuta virtuale compiuto mette nelle mani di chi gestisce la moneta (pubblico o privato che sia) non solo tutte le informazioni che mi riguardano, ma anche la possibilità, ad esempio, di far valere o meno i miei crediti, a seconda del mio comportamento, o del mio voto.
Ce n’è abbastanza per ipotizzare oscuri scenari “Orwelliani”.
Ogni rivoluzione porta con sé cambiamenti di paradigma e nuovi inediti rischi.
Fu così quando le monete metalliche vennero sostituite prima dalle lettere di credito, all’inizio del Rinascimento, poi dalle banconote tra il ‘700 e l’800.
E così sarà anche nei prossimi decenni, con la scomparsa della Banca e della Moneta come oggi le conosciamo.
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