Si possono pensare due cose più lontane come il denaro e l’immaginazione?

Eppure la nostra immaginazione influenza in modo determinante il modo in cui gestiamo i nostri risparmi.

La nostra capacità di immaginare situazioni future e di intuire come ci potremmo sentire se si verificassero è oggetto di studio delle neuroscienze già da molti anni.

Il nostro cervello è in grado di attivare durante un volo della fantasia , in buona parte, le stesse aree che si attiverebbero se la situazione immaginata fosse reale.

Se compro un biglietto della lotteria, lo faccio perché immagino già la situazione post vincita: la tranquillità economica, il pirotecnico addio al posto di lavoro, i debiti saldati, sole, palme, spiagge al tramonto, cocktail, ecc…

Quando compro delle azioni, lo faccio immaginando il prezzo che sale. Quando corro a venderle, lo faccio immaginando il rovinoso tracollo.

Quando immagino di poter interpretare il futuro andamento dei mercati, lo faccio perché in realtà sto in qualche modo interpretando il passato, ma non me ne accorgo!

The idea that the future is unpredictable is undermined every day by the ease with which the past is explained.” Daniel Kahneman

(l’idea che il futuro è imprevedibile è minacciata ogni giorno dalla facilità con la quale si spiega il passato)

Gran parte del lavoro che l’investitore deve fare, quindi, è quello di tenere a bada la propria immaginazione.

Non c’è alcun dubbio!

E’ sempre vero? No!

C’è un modo di rendere funzionali le proprie fantasie alla corretta gestione delle proprie risorse? Sì!

Ad esempio, potrei provare ad immaginare me stesso fra 20-30 anni, chiedermi che vita vorrò fare, con che risorse a disposizione.

Il futuro rimane imprevedibile, ma se riesco a uscire dai tumulti dell’attualità e ad  immaginare “concretamente” di cosa avrò bisogno in futuro per vivere dignitosamente, faccio un grande favore a me ed ai miei cari.

Perché è importante fare questo esercizio?

  • Perché la tendenza demografica va chiaramente nel senso di un rapido invecchiamento della popolazione. E lo stato di salute degli anziani va sempre migliorando, allungando la speranza media di vita.
  • Perché il sistema di garanzie di protezione Sociale (pensione, cure gratuite, vita sociale) al quale siamo stati abituati, gradualmente si sta sciogliendo al calore di insostenibili spese per lo stato e per gli enti che hanno provveduto finora a queste incombenze. Sempre più verrà chiesto a chi può di provvedere da solo al proprio tenore di vita.
  • Perché è un dovere morale quello di evitare di gravare sulle spalle (in molti casi fragili) dei propri eredi.

Per molti motivi storici, in Italia non si è mai sviluppata, come invece ha fatto nei paesi anglosassoni, una cultura del “Retirement planning“, ovvero, in sostanza: Quando potrò andare in pensione tranquillo e quanto mi servirà per vivere bene senza intaccare il patrimonio di famiglia?

Richiamando i nostri 4 Pilastri, si può definire il Retirement plannign come l’esempio più calzante del Primo Pilastro, ovvero il PROGETTO.

Negli Stati Uniti, dove queste cose le rimuginano da almeno 30/40 anni, ferve il dibattito sulla cosiddetta 4% Rule (regola del 4%, che per molti ora è diventata la regola del 3% o del 2,5% a causa ad es. dei risicati rendimenti obbligazionari), ovvero, dato un determinato patrimonio liquido, opportunamente investito, dovrei poter contare su un prelievo annuo del 4% del patrimonio (aggiustato per l’inflazione) per evitare di “mangiarmi” il capitale.

Questa “rule of thumb” (regola del pollice, del + o -, approssimativa, un tanto al chilo) viene fuori dall’esperienza accumulata valutando i ritorni medi per tempi molto lunghi di un mix di investimenti composto in percentuali variabili dal 75% al 50% di azioni e per il resto (25/50) da obbligazioni americane.

Uno degli schemi di “Withdrawal” più diffusi

Ovvero, immaginando di essere arrivati ad un’età nella quale non si ha più voglia di lavorare (67 anni?), resisi conto che la pensione statale + quella accumulata sul fondo pensione non ci permette di mantenere un tenore di vita adeguato, quanto posso ritirare all’anno dal mio gruzzoletto, senza consumarlo?

Il 4% adeguato per l’inflazione, ad esempio 12.000 € l’anno su un capitale di 300.000 €, a condizione che il resto del patrimonio rimanga investito in strumenti che alla lunga mi consentono di recuperare il “maltolto”.

Ok. Ma facendo il processo a ritroso, quanto mi serve accantonare da ora ad allora e su che strumenti, per ottenere a 67 anni un capitale che, tra versato e interessi maturati, arrivi a 300.000€?

Ovviamente dipende… dall’età di partenza (per un giovane sarà più facile e meno oneroso), dalla capacità di risparmio, dall’attitudine nei confronti del rischio, dalla disciplina che riuscirò a mantenere in questi anni, ecc…

Come si vede, questo è uno dei tipici argomenti di cui si dovrebbe parlare con un consulente finanziario, un professionista che è in grado di di aiutarmi a costruire e mantenere un percorso per ottenere questo obiettivo (Goal based investing).

Come dicevo, nei paesi anglosassoni ferve il dibattito e quelle sul “retirement planning” sono le richiesta più frequenti che vengono fatte ai miei colleghi anglofoni.

Viste le circostanze di cui sopra, penso sia il caso che i consulenti e soprattutto i clienti italiani si attrezzino per cominciare a parlare di questi argomenti, invece che sempre e solo di rendimento di breve termine.

 

Piccola bibliografia:

W.J. Bernstein. Strategie di investimento per il lungo termine. Hoepli 2018. In particolare pagg. 85-109.

https://risk.edhec.edu/retirement-bond-how-dedicated-safe-asset-can-help

https://www.retailinvestor.org/pdf/Bengen1.pdf

https://www.thinkadvisor.com/2022/05/09/bill-bengen-revises-4-rule-says-to-cut-stock-and-bond-holdings/